Si è parlato molto in questi ultimi anni dell'uso di telefonini e dispositivi portatili durante i viaggi, in particolare della possibilità di connettersi a una rete
Wi-fi. Secondo un recente sondaggio condotto dall'azienda americana Honeywell Aerospace, il 90 per cento dei passeggeri farebbe a meno di uno o più servizi di bordo pur di navigare in internet ad alta quota.
Il sondaggio è significativo perché mette in luce come i passeggeri siano pronti a rinunciare alla
scelta del posto (nel 38 per cento dei casi), alla possibilità di reclinare il sedile (il 32 per cento degli intervistati) o persino a noccioline, biscottini e altri snack in miniatura (il 42 per cento) pur di avere sempre il Wi-Fi.
Seguendo attentamente questi dati le
compagnie si stanno gradualmente preparando per soddisfare la richiesta, principalmente sui voli a lungo raggio. Oggi la questione non sembra più riguardare la possibilità o meno di avere una connessione Wi fi sull'aereo (di fatto alcuni voli offrono già il servizio) ma il fatto che
spesso la scritta “Wi-Fi on board” non è garanzia di qualità. In alcuni casi, è sufficiente che una decina di persone facciano login contemporaneamente e si naviga molto lenti. Ma come funziona il Wi-fi “tra le nuvole”?
Il meccanismo più diffuso ha il nome di “
Air-To-Ground”, ovvero dall’aria a terra. Questo sistema si appoggia a una rete di antenne simili a quelle usate per la telefonia mobile tradizionale per trasmettere i dati fin sopra i diecimila piedi. Problematica:
la velocità Adsl, circa 3 Mbps per aeromobile (molto al di sotto di una normale connessione).
Un piccolo salto di qualità è arrivato con l’introduzione di una nuova versione di questo sistema che si chiama “
ATG-4” e porta la banda a 10 Mbps. Attualmente si sta studiando la maniera per velocizzare le connessioni di questo tipo.